venerdì 17 marzo 2017

…punti di vista sullo Scotch Fancy di Tullio De Biase

Sig. Tullio De Biase

1 - D) Vuole raccontare in che anno e dove ha visto per la prima volta lo Scotch Fancy ?
R) Alla fine degli anni ottanta. La prima volta che li vidi non ebbi una buona impressione; con le conoscenze di oggi mi rendo conto che erano di pessima fattura e poco consoni allo standard di allora e di oggi. Erano evidenti i segni dei meticciamenti avvenuti nel tempo e quelli più evidenti si rilevavano alle spalle e al piumaggio che in alcuni punti presentava addirittura arricciature tecniche. Successivamente ebbi la fortuna di rivederli in una forma molto più degna. Un allevatore di canarini di colore, campano, li aveva comprati in giro per l’Europa volendo iniziare una nuova avventura allevatoria. Ebbe successivamente un malanno che, in generale, gli impedì di proseguire nell’allevamento dei canarini e mi vendette gli scotch; da quel momento in poi (inizi anni ’90) ebbe inizio la mia storia di ornicoltore. Nella stessa epoca ebbi la fortuna poi di conoscere Giuseppe Colucci con il quale conservo, tutt’ora, una fraterna amicizia; all’epoca dei fatti era uno degli allevatori di spicco della razza.
2 - D) Quali caratteristiche particolari, riferendomi a pregi e difetti, avevano i soggetti di quel periodo e cosa l'ha affascinata sin da subito ?

R) Negli anni 90 i canarini maggiormente allevati erano quelli di colore ed almeno per me, che vivo in provincia di Avellino, era molto difficile avere contatti con allevatori di razze inglesi o comunque di forma e posizione. Quando vidi per la prima volta gli scotch fancy fui subito colpito dalla loro forma che, col senno di poi, per quanto difettosa era molto accattivante. La gran parte dei soggetti di quell’epoca aveva un corpo molto spigoloso ed uno dei difetti più frequenti era la presenza di uno sbuffo di piume (cravatta) al centro del petto che tra l’altro impediva di apprezzarne la concavità.
3 - D) Tra gli storici allevatori pionieri della razza, secondo lei chi, in che modo e con quali pregi ne ha influenzato maggiormente lo sviluppo, gettando nel tempo le basi che ci hanno portato allo Scotch Fancy dei giorni nostri ?
R) In quell’epoca, non essendo addentro alla specializzazione non avevo conoscenze dirette con gli allevatori dello scotch fancy. Ricordo bene, paragonando oggi i miei uccelli a quelli di allora, che il Sig. Gaetano Persico (campano), profondo conoscitore della razza, selezionava uccelli molto tipici; incontrava però notevoli difficoltà perché, già allora, tanti allevatori spingevano verso l’ingigantimento della razza a scapito di tutto il resto.
4 - D) Da quale ceppo provenivano le sue prime coppie e su quali linee, negli anni a seguire, ha basato il suo lavoro genetico ?
R) Come già accennato, gli scotch fancy avuti dall’allevatore che dismetteva il proprio allevamento, fossero di provenienza straniera; di sicuro alcuni avevano l’anellino belga. Come ogni allevatore alle prime armi, ho comprato inizialmente uccelli da diversi allevatori. Gli scambi più intensi li ho avuti con Giuseppe Colucci. Preciso che, da subito, però ho selezionato uccelli esclusivamente secondo le mie convinzioni; non ho mai abbandonato i miei obiettivi e pertanto nel volgere di poco tempo sono riuscito a fissare geneticamente quelli che oggi sono i fattori di riconoscimento del mio ceppo. Ho sempre ammirato il lavoro condotto dai belgi che, correttamente, selezionavano gli scotch fancy guardando allo standard e alle sue voci, secondo l’ordine di importanza previsto (scala valori).

5 - D) A quali pregi ha dato maggiore importanza nello scegliere i suoi capostipiti ?
R) La risposta sembra quasi scontata ma per molti non è così. Posizione e forma. Forma circolare – corpo cilindrico. Gli aspetti più tecnici sarebbero lunghi da rappresentare in questa sede.
6 – D) Che importanza ha la consanguineità nelle sue combinazioni genetiche? …e l'utilizzo del carattere intenso?
R) La consanguineità è la ricetta magica per stabilizzare un ceppo ed indirettamente i suoi migliori fattori. E’ complicata da attuare perché presume di base delle conoscenze di genetica. E’ rischiosa perché se non condotta bene fa danni. Chi vuole praticarla si deve impegnare a capirla, chi non la capisce ci rinunci altrimenti butta all’aria tutti i sacrifici fatti sino ad allora.
7 - D) Un corretto programma di allevamento, ad un certo punto porta inevitabilmente a dover rinsanguare accoppiando in “rottura”. Non le chiederò che linee di sangue utilizza - perchè come disse tempo fa un mio carissimo amico, “l’allevatore è come il pasticcere, non ti darà mai la ricetta esatta...” - ma vuole dirci in che modo procede e quante difficoltà trova a reperire soggetti con sangue nuovo?
R) Adesso penso di sconvolgere il lettore! In genere il soggetto che inserisco (cosa che avviene ogni paio d’anni) lo trovo nello scarto degli altri allevatori che però, secondo il mio metro di misura, sanno condurre una buona selezione. Mi capita di trovarne anche nelle “uccellerie” dove, in effetti, arrivano poi gli scarti dei citati allevatori. Perché tra gli scarti? Perché quello che scartano gli altri per me spesso vale tanto, e non aggiungo altro. Devo dire che oggi per le coppie che allevo (10 o addirittura meno) non ho bisogno più di fare questo tour. Da alcuni anni ho intrapreso un percorso selettivo combinato con un allevatore, molto in gamba, del nord Italia: Roberto Pini. Ho potuto apprezzare le sue capacità allevatorie ritenendolo oggi uno dei migliori allevatori della razza. Con lui scambio spesso gli uccelli e così facendo inserisco l’elemento di rottura, riferito alla consanguineità, che però, per quanto spiegato, non è mai perfettamente estraneo al mio allevamento.

8 - D) In base alla sua esperienza, con quali linee di sangue si esprimono meglio in riproduzione i suoi soggetti?

R) Quando inserisco un soggetto, lo provo sul campo e da ciò verifico la sua compatibilità con i miei riproduttori. Avvio una linea collaterale ai miei e sperimento la buona riuscita dell’accoppiamento. In passato ho avuto la possibilità di avere in allevamento dei riproduttori di un allevatore belga molto noto, grande competente della razza, tale Lucien Shoovaerts. I risultati che ottenni furono eccellenti. Su quell’inserimento ho condotto fino ad oggi la selezione.
9 - D) Cosa pensa del livello di selezione che ha raggiunto oggi la razza e su quali caratteristiche, riferendomi a pregi e difetti, bisognerebbe porre maggiore attenzione negli accoppiamenti?
R) Qua dovrei spingermi un pò oltre ma non mi va di farlo! Voglio evitare di urtare la suscettibilità di qualcuno. Oggi assisto alla messa in campo di caratteristiche razziali, a mio parere, non in linea con lo standard. I maggiori difetti che si vedono, anche a livello espositivo, e purtroppo anche tra i soggetti che primeggiano: posizioni spigolose, corpi tozzi – corti -,   petti pesanti, spalle larghe anche a sogliola (triangolo capovolto), colli non inseriti correttamente nelle spalle, discontinuità nelle linee interne ed esterne del corpo.
10 - D) Quale consiglio si sente di dare ai giovani allevatori che si accingono a scegliere i loro futuri riproduttori?
R) Una volta si diceva a scuola di imparare “a campanella” le tabelline, per cui imparare a campanella:
1.  le origini della razza ovvero la volontà dei fondatori e le finalità che si erano prefissati.
2. lo standard, sapendolo però leggere nel modo giusto, ripassando, anche con l’ausilio di materiale testologico scolastico, le nozioni che si riferiscono ai termini utilizzati dallo standard, tipo:
a.     circolare
b.     cilindrico
c.     concavo
d.     convesso e così via dicendo.
3.  non prendere per oro colato il risultato espositivo (!?).
4.  con spirito critico (con riferimento allo standard), ragionare sul livello di selezione raggiunto ovvero l’aver, o meno, saputo amministrare gli accoppiamenti e conseguentemente l’aver, o meno, costituito un proprio tipo e/o ceppo qual dir si voglia.
Rendere somiglianti, uno all’altro, gli uccelli riprodotti evitando di riprodurne di totalmente differenti (lungo, corto, largo, stretto etc) per così scongiurare che si stia portando avanti una selezione che non tiene conto di fattori fondamentali quale l’omogeneità morfologica degli esemplari ma un accoppiamento a casaccio dove i risultati sono casuali e fortuiti.


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